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Quattro chiacchere con Robin Gibb ad Amsterdam
(di Enzo , 24/10/2010 @ 23:34:23, in N.D.R. (Note Del redattore), linkato 3412 volte)

Amsterdam, 22 ottobre 2010.

Mentre mi sto recando per incontrare Robin Gibb, lo intravedo nella splendida terrazza di un prestigioso albergo della capitale olandese.Robin Gibb ed Enzo Lo Piccolo, Amsterdam, 22 ottobre 2010

E’ pomeriggio inoltrato, fa quasi freddo, e lui è li, comodamente seduto a parlare con un anziano signore mentre un cameramen li riprende.

Lo guardo e nel frattempo rifletto sul fatto che è la quarta volta che avrò la fortuna di incontrarlo.

La prima volta fu a Londra, nel marzo del 2001, in occasione dell’esibizione dal vivo dei Bee Gees, che fu registrata per uno special BBC (Top of the Pops). In quell’occasione fu gentile, ma si percepiva in lui anche una chiara tensione. La seconda volta a New York, al Manhattan Center, un mese dopo, nell’aprile del 2001, ad un “meet and greet” che si svolse poco prima del concerto dei Bee Gees che fu immortalato nel DVD “Live by Request”. Robin era allegro e ciarliero, come del resto Barry e Maurice. La terza volta fu in Germania, a Monaco, nel settembre del 2004, prima del concerto in cui si esibì con la Neue Philharmonie Frankfurt Orchestra. Mi sembrò un pò a disagio, gentile come al solito ma sicuramente pensieroso.

Oggi pomeriggio ha un’aria serena, rilassata, sembra di ottimo umore. Non ha sicuramente l’aria di chi ha subito un serio intervento chirurgico soltanto nove settimane prima. Attendo il termine di questo suo incontro con ovvia trepidazione. Ci dicono che la cosa riguarda le attività di Robin a supporto del Bomber Command Memorial. Siamo seduti attorno ad un tavolino nella bellissima hall dell’albergo, non siamo molti: con me ci sono una fan che viene dagli USA, un’altra che viene dal Giappone ed una fan tedesca. L’atmosfera è molto calma, e finalmente il buon Robin saluta con molto affetto il suo interlocutore e si avvicina sorridente al nostro tavolo. Non pretendo che si ricordi il mio viso, ma sono già soddisfatto soltanto di notare che mi guarda con l’aria interrogativa porgendomi le due mani per salutarmi, e quando gli dico chi sono e da dove vengo mi bisbiglia qualcosa del tipo “ah si, mi pare di ricordare…” [ magari non è vero ma mi piace crederlo : - ) ]

Enzo Lo Piccolo e Robin Gibb ad Amsterdam, 22 ottobre 2010 Ci sediamo e lui inizia a parlarci. Non ci da il tempo di chiedergli come sta, ma è evidente che sta bene. E’ molto allegro, ha la battuta pronta, ridiamo più volte. Scherza su tutto, anche sul suo intervento chirurgico. “Magari non ci credete, ma io sto meglio di prima. Non ho nessun disturbo, non sto facendo nessuna cura e mi sento in perfetta forma. Pertanto consiglio a tutti di farsi operare…” Ridiamo, ma poi la sua espressione si fa seria quando ci racconta che gli fu detto chiaramente che era potenzialmente ad un’ora dalla morte, e non si riesce a dare pace. “Incredibile. Io avevo soltanto dei crampi allo stomaco. Quando voi avete crampi allo stomaco andate all’ospedale?…Comunque è andata così e per fortuna adesso sono qua con voi!”.

Poi gli fanno alcune domande sulle sue attività, ci dice che lunedì partirà per l’Australia e che è ovviamente molto contento di fare le date australiane ed in Nuova Zelanda. Resisto alla tentazione (ed anche gli altri lo fanno) di proporre la solita domanda sulle possibilità di una ripresa delle attività con Barry, anche perchè prima dell’incontro ci avevano chiesto di non essere troppo pressanti con le nostre richieste di informazioni e dettagli, stante che la situazione professionale di Robin, specialmente dopo le sue recenti vicissitudini di salute, è in fase di riconsiderazione. Tuttavia la cosa viene fuori, perchè parlando di attività di beneficienza, lui ci parla di “Too much heaven”. Si accalora. “Abbiamo interamente donato i proventi di questa canzone all’Unicef. Chiunque ne faccia una cover contribuisce alla raccolta dei fondi. Attualmente abbiamo raccolto 26 milioni di dollari. E lo abbiamo fatto molto prima di Sir Bob Geldof! Io e Paul Mc Cartney abbiamo inciso insieme una versione di “Too much heaven”. Si tratta di un duetto che doveva essere pubblicato già due anni fa”. Visto che si ferma, gli domando se verrà mai pubblicato, ed ecco che finalmente si parla di Barry. “Mi sono fermato perchè Barry voleva essere parte di quel progetto”. (N.D.R.: si trattava dell’album di tributo a Maurice, che includeva cover version di grandi successi dei Gibb proposte da star di livello assoluto). Continua con l’aria un pò pensierosa e mi dice: “Comunque io credo che prima o poi questo ed altri progetti saranno realizzati”. Con i fratelli Gibb, (chi li segue lo sa molto bene, purtroppo), spesso 2+2 non fa 4, ma dalla sua risposta mi convinco che ancora oggi il buon Robin spera ancora di lavorare con Barry.

Evitiamo qualsiasi domanda sul suo album solista (“50 St Catherine's Drive") di cui si parla da quasi due anni, e che è stato messo in stand-by in vista della ripresa delle attività con Barry. Tuttavia prima dell’incontro ci era stato detto che sono state incise ben sedici canzoni, tutte scritte da Robin, delle quali più della metà con il produttore Peter Vettese. Meno che meno gli chiediamo del presunto film con Spielberg e del progetto sul requiem del Titanic, anche se qualcosa lui ci accenna, dicendo che continuerà a lavorarci dopo le date australiane.

Poi Robin riprende il discorso sulle cover. “La cosa importante è che quando le ascolto devo potere dire: è la mia canzone. Ecco perchè vogliamo che ci sia chiesto il permesso di inciderle. Sono contento quando un artista, anche giovane, decide di incidere una mia canzone, ma non la deve stravolgere. Per esempio mi è piaciuta “Ghetto Superstar”. (N.D.R. : la versione rap di “Islands in the stream”).

Il discorso scivola poi inevitabilmente sui diritti d’autore. Si vede la passione e la forza con cui svolge la sua attività di presidente dell’associazione di autori CISAC (International Confederation of Societies of Authors and Composers). “I compositori del Regno Unito hanno una delle più basse percentuali di royalties in Europa, molto inferiori a quelle di artisti di altri paesi europei”. Si ferma, mi guarda e mi bisbiglia sorridendo: “Ad esempio di quelli italiani…”. “Se poi consideriamo tutti i downoads irregolari, capiamo quanto è importante la battaglia per difendere i diritti d’autore. Non è legale non pagare gli autori”.

rob_enzo_ams_3fb Dopo la graditissima pausa per le foto di rito, ci fanno segno che Robin deve andarsi a riposare un pò prima del concerto, ma lui sembra non volersene andare. Si siede nuovamente con noi per firmare autografi e la conversazione continua. Decido in maniera inconsulta di mettermi la faccia tosta e, appoggiando la mano sulla sua spalla gli chiedo: “Robin, ma quando vieni a suonare in Italia? I fan italiani ti aspettano. L’Italia ama i Bee Gees!” Mi guarda aprendosi in un ampio sorriso e mi dice. “L’Italia è uno dei paesi che mi piace di più in assoluto. Davvero…” Sembra glissare mentre firma gli autografi ma io insisto, visto che peraltro gli avevo ricordato la mia provenienza siciliana. “Dai, vieni a suonare in Sicilia!”. Mi guarda e sorride. “La Sicilia. Si. Sono stato a Messina. Mi è piaciuta tantissimo.” Non si sbilancia, ma farfuglia qualcosa di simile ad un “vedremo”.

E’ arrivato il tempo di salutarsi, ci dice in un francese stentato. “Au revoir”. Io gli dico “E’ meglio Arrivederci”. Ride, lo ringraziamo e se ne sta per andare, ma mentre è già quasi lontano si ferma, si gira e mi dice ridendo: “Mi piace il cibo italiano”. Io rido e gli dico: “Appunto! Vieni a suonare in Italia…” Mi fa un cenno con la mano ed è già lontano quando lo sento dire ad alta voce, sempre rivolto verso di noi: (in uno stentatissimo italiano ) Arrivederci…Buona sera…Signori…”